Capitale culturale dell'Europa, la capitale ceca è un paradiso romantico per innamorati ed artisti.
Passeggerete nel cuore di una città che sembra emergere della nostalgia di Aznavour, percorrerete il grande Viale Na Pøíkopech, pomposamente ribattezzato "Champs Elysées di Praga" e un dedalo di vie affascinanti e misteriose.
Ogni costruzione rivendica qui la sua identità, ogni facciata è un orgoglio architetturale. Sui terrapieni che dividono i due sensi di circolazione, una raccolta di opere contemporanee attizza gli sguardi. È la mia prima visita a Praga.
Alcuni passi nel centro e già ci si rende conto del fascino emanato da questa città che ha sposato l'estetismo e le arti con un mix di stili che si combinano armoniosamente.
Nella stessa zona respirerete lo stile barocco, gotico, il cubismo, il rinascimento o l'età classica, senza che nessun movimento prenda il dominio su un altro, senza che l'alchemia ne soffra... E si osservano meglio, improvvisamente, le parole dell'autore Rainer Maria Rilke che riassumeva Praga "in una poesia epica gigantesca dell'architettura".
Ironia della storia
Lasciandolo alle spalle l'imponente museo nazionale, scendo Na Pøíkopech, si soffre a pensare che qui, meno di 30 anni fa, imperversava uno dei regimi più rigorosi che si sia conosciuto nell'ex blocco sovietico.
Praga era allora, si dice, triste e grigia. Ma oggi, la città brilla di colori. La memoria degli anni di piombo è stata messa nell'armadio. Ironia della storia: il museo del comunismo ha trovato un misero rifugio nel perimetro di un casinò, ultimo segnale d'impotenza dei rossi di fronte al rullo compressore del liberalismo.
Mi tuffo nella rete di viuzze della vecchia città. Mille anni di storia si mostrano, a chi vuole vederli, partendo dalle opere murarie realizzate in vecchie pietre. Rifugiatevi in una delle innumerevoli locande. Le vie traspirano di un mistero di cui Kafka sembra essersi nutrito.
Scoprite Staromestske Namesti, la grande piazza dove batte il cuore della città, vera scena di gruppi musicali, artisti e marionnette. Al centro della piazza si trova la statua dell'eretico e martire ceco Jean Hus, bruciato vivo cinque secoli prima.
Visitate la chiesa Notre-Dame-du-Tyn, superba opera gothica del secolo XIV, le cui guglie si innalzano a circa 80 m.
Alla sua sinistra, il vecchio municipio della città e la sua torre quadrata. Sulla facciata Sud, il celebra orologio astronomico. La leggenda vuole l'orologiaio che mise a punto il meccanismo, nel XVI secolo, ebbe gli occhi bruciati dalle autorità, per paura che realizzasse un'altra opera come questa altrove.
Si compone di due quadranti raffiguranti i simboli della Vanità e della morte. Ad ogni ora, statue mobili con l'effigie dei dodici apostoli si animano improvvisamente. Ai piedi del municipio, 27 croci segnano il suolo in memoria della decapitazione dei 27 responsabili della sommossa contro Habsbourg, nel 1621.
Sulla piazza, si distribuiscono a centinaia gli opuscoli di concerti jazz o classici. Praga sfoggia con orgoglio l'importanza del suo legame con la musica, elevata qui a forma di religione. Proseguo il mio girovagare. Accedo così alla zona ebrea di Josefov. La Comunità ebrea ha oltre mille anni di presenza a Praga. Fin dal medioevo, commercianti ebrei negoziavano con le Comunità ebree di Francoforte o di Cracovia. Le persecuzioni cominceranno fin dal XI secolo con le prime crociate e con i primi ghetti e il suo degrado. Sarà riabilitato nel XIX secolo con la costruzione di edifici di arte nuova, stile dell'epoca. La storia si ripete con la seconda guerra mondiale. Il nazismo. Le deportazioni. Le leggi anti-ebree.
Quarantamila ebrei sono deportati al campo di Terezin e solo 2.000 vivono ancora oggi a Praga. Josefov ispira il ricordo. La sinagoga Pinkas è stata trasformata in memoriale. Le pareti recitano 77.000 nomi, vittime delle persecuzioni naziste. Un nome per ogni morte. Litania tragica. Ad alcuni metri , il cimitero ebreo. Il più vecchio d'Europa, che data XV secolo. Dodicimila lapidi maldestramente accavallate vi vengono stabilite a seguito della legge per cui questo era l'unico cimitero dove potevano trovar riposo le salme del popolo ebraico.
Mi avvicino quindi al ponte Charles. Una via stretta, brulicante di negozi di souvenirs, eternamente percorsa da una folla di persone.
Il ponte prende questo nome in memoria di Carlo IV, il grande costruttore, che fece venire nel XIV secolo, gli architetti più moderni del suo tempo per adornare la sua città di meraviglie. La costruzione del ponte fu affidata, nel 1347, al tedesco Petr Parler, anche responsabile dei lavori di costruzioni della cattedrale di S.Vito.
La Moldava, il fiume che attraversa Praga come una vena, è l'unione tra la Vecchia città e Mala Strana (città piccola).Vi si ammira l'ingegneria dell'architettura praghese. Da ogni parte il paesaggio urbano offre prospettive sublimi. Campanili e cupole si innalzano numerose: una cartolina a 360°.
Al vertice dei sedici pilastri d'arenaria che sostengono il ponte si trovano delle splendide statue religiose. Attraverso il ponte, saturo di pittori, entro nella Mala Strana. Fin dallo IX secolo, le abitazioni fioriscono attorno alle fortificazioni del castello. Nel XVI secolo, la zona sposa il barocco per sempre. Da allora, il volto del Mala Strana è immuable. Un susseguirsi di viuzze, giardini, palazzi e chiese, tutto è ricchezza, esuberanza, eccesso. Percorro la via Mostecka e scorgo presto la chiesa di San Nicola, splendido esempio barocco.
Mi avvicino quindi al castello reale dove da undici secoli risiedono tutti i dirigenti della nazione, i principi, i re ed i presidenti della repubblica, da Borijov a Vaclav Klaus. Solo Vaclav Havel ha rifiutato di alloggiarvi, preferendovi la sua casa.
La salita è difficile ma in vetta Praga è a miei piedi. E la prosa di Chateaubriand risuona in me: "Ero obbligato a fermarmi ad intervalli... mentre salivo, io scoprivano la città sotto (...), i concatenamenti della storia, la sorte degli uomini, la distruzione degli imperi e le intenzioni della provvidenza."
La città imperiale è una città nella città. Ci si accede con una porta monumentale sorvegliata da due sentinelle dai corpi immobili. Una bandiera sventola al vertice di questo corso lastricato. Indica la presenza nel paese del capo dello Stato.
Un portico, un secondo corso senza interesse, quindi un altro portico ed i nostri occhi restano meravigliati. La cattedrale di S. Vito, delizia gotica il cui completamento richiese oltre sei secoli.
L'area che delimita la cattedrale abbonda di monumenti, dal vecchio palazzo reale alla basilica di San-Giorgio. Un po'più lontano, appoggiato al muro di recinto del castello, un nuovo incanto: il 'vicolo d'oro' dove si ergono case minuscole dai colori screziati. Ci si entra curvando la schiena. Maghi ed alchimisti della Corte si insediavano qui, Kafka stesso lavorò qui al n°22.
Praga non cessa mai di ispirare.